Eppur galleggia!
Il racconto della doppia esperienza di divulgazione scientifica condotta e vissuta da alcuni studenti del Morandi, nell'ambito del progetto di fisica gestito dai prof. Battaglioli e Barbirato, nelle scuole dell'infanzia di Finale e Massa Finalese.
Dipende tutto dalla “galleggità”. È con questo neologismo, che esprime tutta la leggerezza visiva del principio oggetto di indagine, che sperimentatori di 4 o 5 anni hanno commentato l’esperienza sul galleggiamento – perché, più di un esperimento, si è trattato di una vera e propria esperienza, umana e non solo scientifica – che alcuni studenti del Liceo Morandi hanno condotto in due scuole dell’infanzia del nostro territorio.
La mattina di lunedì 10 e mercoledì 12 febbraio gli studenti-divulgatori si sono recati, insieme ai docenti Linda Battaglioli e Luca Barbirato (ideatori del progetto), rispettivamente alla scuola “Sacro Cuore” di Massa Finalese e all'istituto “Gianni Rodari” di Finale Emilia, per illustrare le loro conoscenze sul galleggiamento attraverso alcuni esperimenti pratici, semplici e adatti ai piccoli spettatori. I ragazzi – Maria Bertaglia, Daniela Silipigni, Lucia Frabetti, Sofia Malaguti, Alessia Lungu e Stefano Vignocchi, della classe 3B – per prepararsi all'incontro hanno messo a disposizione il proprio tempo, partecipando a lezioni pomeridiane di fisica, durante le quali sono state pensate le attività da far svolgere ai bambini.
Per interessare il loro “pubblico”, i ragazzi si sono cimentati nella lettura di una favola, contenente cenni al principio fisico preso in esame. Così, dopo aver catturato l’attenzione dei bambini, hanno potuto dare il via alle attività. Il primo esperimento consisteva nel riconoscimento delle proprietà di alcuni oggetti: ai piccoli “scienziati” veniva mostrato un cucchiaio di legno o una spugna e, a turno, ognuno di loro dava la propria opinione sul suo possibile galleggiamento in un recipiente pieno d’acqua; seguivano la prova pratica e la spiegazione del fenomeno. La stessa operazione è stata svolta per il secondo esperimento, all’inizio del quale i ragazzi del liceo (divisi in coppie) hanno mostrato al proprio gruppo di bambini tre palloncini, uno riempito con acqua, uno con farina e uno gonfiato con aria: questi, a turno, sono poi stati fatti posare sull’acqua dai piccoli studenti, in modo da osservarne le reazioni e trascriverle, insieme alle risposte alle loro domande e alle dimostrazioni dei loro “insegnanti”. Successivamente si è preso in esame il comportamento di un corpo all’interno di liquidi differenti: esso (in questo caso una candela) ha la facoltà di restare a galla oppure affonda? La determinazione di tale proprietà – questa la spiegazione che ha accompagnato l’esperimento – è da attribuire alla densità dell’oggetto stesso e al fluido in cui viene immerso: se la densità del corpo è minore del fluido (comportamento che spesso veniva giustificato dai bambini con affermazioni del tipo “è vuoto” oppure “è leggero”) il corpo galleggia, in caso contrario (“è pesante”) viene sommerso; alcune candele, quindi, sono state messe dentro bicchieri contenenti diversi tipi di liquido (latte, aranciata, olio, alcool, acqua) e si è osservato cosa accadeva... Infine, sono state mostrate ai bambini due bottiglie d’acqua, dentro una delle quali era stato messo del sale; in entrambe sono poi state collocate due cannucce, ognuna con una pallina di plastilina attaccata: all’interno della bottiglia contenente acqua e sale la cannuccia galleggiava, mentre nell’altra toccava il fondo.
Per approfondire l’argomento spiegato, e comprendere quali conoscenze i bambini avessero acquisito, sono state poste loro alcune domande, come “che cos'è il galleggiamento?”, “quale potrebbe essere la causa di tale fenomeno?”, “sapete perché al mare siete in grado di rimanere sulla superficie dell’acqua senza venire sommersi?”. Quindi, ogni giovanissimo Galileo è stato invitato (anche per rendere la mattinata meno impegnativa) a farsi Leonardo, dando espressione all’esperimento preferito attraverso un disegno.
Per concludere l’esperienza, però, si è tornati sul più schietto piano della scienza e la professoressa Battaglioli, al fine di mostrare l’interazione della forza peso e della forza di galleggiamento, ha appeso, mediante un filo, un palloncino riempito con farina a un fioretto di plastica: quest’ultimo, per effetto della forza peso, tendeva a piegarsi verso il basso; ma quando la prof. ha immerso il palloncino in una bacinella d’acqua il fioretto è tornato alla sua posizione iniziale, grazie al bilanciamento delle forze.
E così, con quel fioretto, i bambini hanno potuto immaginarsi sfidare a duello, come piccoli moschettieri della fisica, coloro che galleggiano sui preconcetti e sui privilegi delle corti scientifiche senza immergersi nella “galleggità” di chi, nei laboratori, sperimenta ogni giorno.
Ginevra Ferioli (3B) - Redazione Morandi